ORNELLA VANONI FREE SOUL
"Free Soul" al Teatro Romano
Poetica Vanoni, il suo ingresso è accompagnato dalle parole fuori campo di Vinicius De Moraes, poeta brasiliano che introduce il primo brano recitando L'assenza.
Velluto Vanoni, la voce morbida e calda offre presto una magnifica interpretazione di Sorry seems to be the hardest word.
Liquida Vanoni, sa cambiare forma e genere musicale con disinvoltura estrema, passando dal swing di Just in time alla bossa diPata Pata, dal jazz di My funny Valentine alla canzone d'autore (Mi sono innamorato di te e Vedrai vedrai di Tenco) e persino alla musica pop (Vasco: Ogni volta).
Ironica Vanoni, ama prendersi in giro e divertire il pubblico intervallando le canzoni con nuovi aneddoti o storici racconti dalla sua vita privata o dalla lunga e variegata carriera, costellata di grandi incontri nel mondo della musica e del teatro.
La straordinaria interprete ha continuato ad omaggiare della sua voce alcuni tra gli autori e compositori più preziosi: Burt Bacharaccon Raindrop keep falling on my head, Modugno con Tu si ‘na cosa grande, Gino Paoli con le immancabili Senza Fine eChe cosa c’è.
Uno dei brani meglio riusciti è stato sicuramente Caruso di Lucio Dalla, sia dal punto di vista dell'intensità nel canto che dell'accompagnamento musicale, un trio di violoncello, chitarra classica e pianoforte.
Stoica Vanoni, resiste al clima tremendamente torrido della serata, che non le dà tregua e la stanca inevitabilmente. Anche il pubblico del Teatro Romano è messo a dura prova, un gran sventolìo di ventagli, applausi e risate smorzati dall'afa.
Fuoriclasse Vanoni anche quando sembra averla combinata grossa scivolando sull'attacco di un brano. Sembra non ricordare la sua parte. In realtà non le è chiaro chi debba cominciare.
“Odio sbagliare!” esclama, tra l'infastidito e il sinceramente dispiaciuto.
Mi permetto di dire che forse non è lei che ha sbagliato, ma chi non l’ha messa nelle condizioni migliori, con il giusto rispetto e quel po' di accudimento in più che merita un’artista che a 82 primavere ancora si spende generosamente e che alle generazioni più giovani ha ancora tutto da insegnare.
Nonostante la fatica che verso la fine si fa ormai evidente, l'ancora fantastica voce concede un bis con la splendida Domani.
VINCE TEMPERA E I SUOI AMICI @ FONDERIA APERTA
Il teatro Fonderia aperta a Verona è un riuscitissimo esempio di recupero e riuso architettonico che ha trasformato la fonderia didattica di un tempo nella fucina di arte che oggi accoglie le più diverse forme di espressione.
Con lo spettacolo Musica e racconti del cinema italiano si è aperta la rassegna Vince Tempera e i suoi amici, un ciclo di serate organizzato dall’associazione ReLOVEution per rivivere alcuni capitoli della cultura italiana attraverso il racconto del celebre compositore.
Tempera ha aperto e chiuso la narrazione con La Strada di Fellini, metà anni '50, perché nel Vince bambino di allora, catturato dalle musiche di Nino Rota, riconosce la nascita del suo sogno: scrivere le musiche per i film. La presa di coscienza di questa aspirazione lo motiverà nello studio e sarà il germe di una carriera lunga l'arco di una vita.
156 posti a sedere e nessuna barriera con il palcoscenico: la scena è intima e adatta al format ideato da Vince Tempera con gli attori Roberto Totola e Marina Furlani, in cui il filo narrativo si snoda colloquiale e infila le perle della storia del cinema, alternandone le colonne sonore, eseguite al pianoforte, con la recitazione dal vivo delle scene più memorabili.
Una dopo l'altra hanno ripreso vita la suspense e l’ironia di Metti una sera a cena, la tensione di Profondo rosso, la drammaticità de Il postino, Malafemmena, Anonimo veneziano, e poi ancora i capolavori di Nino Rota per Il padrino e Giulietta e Romeo, senza dimenticare Giù la testa (regia di Sergio Leone, musiche di Ennio Morricone) e pezzi più curiosi del cinema italiano come La ballata di Fantozzi (“Barba e Bidet”…) firmata da Vince Tempera e cantata dallo stesso Paolo Villaggio.
Un film è un'opera completa e la colonna sonora ne è parte integrante: lo colora, lo caratterizza, lo rende indimenticabile. A pensarci, nemmeno il cinema muto lo fu mai per davvero. Fin dalle origini, prima ancora dell'avvento dei dialoghi, era previsto un accompagnamento musicale. Tutto questo, il Maestro lo sintetizza così: "In un film, la musica dice ciò che non si dice e mostra ciò che non si vede".
Il prossimo appuntamento con Vince Tempera vedrà la partecipazione di Flaco Biondini in un concerto in acustico del repertorio di Francesco Guccini.