Nel 2012 Ivano Fossati aveva giurato che non avrebbe più suonato dal vivo. E così ha fatto.
All'edizione 2018 del Festival della Bellezza, Fossati è con il giornalista Massimo Bernardini per presentare il lavoro di recupero dei nastri di Giorgio Gaber, attraverso un lavoro di ingegneria del suono che ha dato vita all'album “Le donne di ora”, titolo anche di un brano inedito dell'artista milanese scomparso nel 2003.
Fossati attraversa il palco del Teatro Romano di Verona a passi lunghi e parla al pubblico come un appassionato professore farebbe ai suoi studenti, ripercorrendo la discografia di Gaber nel contesto dell'Italia degli ultimi cinquant'anni.
Una lezione di storia della musica costruita da Massimo Bernardini – anche biografo di Giorgio Gaber – come un dialogo tra le canzoni del cantautore scomparso e i brani più significativi di Ivano Fossati. A cominciare da “Ciao ti dirò”, brano del 1958 e disco che inaugura la carriera discografica di Gaber e la nascita della Dischi Ricordi: accreditato come il primo rock 'n roll italiano eppure suonato con stilemi jazz, “certifica – racconta Fossati – l'anomalia rappresentata da Gaber nel mondo della musica italiana”.
Anche la più famosa “Non arrossire” è stata fatta rivivere grazie alle tecniche digitali, restituendo così tutta la modernità dell'arrangiamento, la compattezza della sessione ritmica e la novità dei violini. “Non sono solo canzonette”, insomma, quelle di Gaber prima della nascita del signor G, ma opere di professionisti della musica, come Iller Pataccini per Gaber e Davide Martini per Fossati.
Con “Le strade di notte” del 1962, Gaber conferma la sua essenza avanguardista e per il testo usa parole che appartengono più alla letteratura che alla musica di quegli anni in Italia. Si apre così la strada per il teatro-canzone e per le collaborazioni importanti con professionisti della musica e artisti come Luporini, Simonetti e Casellato e per i recital con Mina, che nel 1970 affianca il signor G e lo farà conoscere al pubblico teatrale.
“Faticoso – racconta Fossati – è stato anche il recupero del nastro di “Com'è bella la città” (1968), amaro racconto per paradossi del mito del progresso e della città come promessa finita.
Un lavoro di remastering dei file digitali che Bernardini chiama scherzosamente “trattamento Fossati” e che al pubblico del Teatro Romano riserva l'ascolto dell'inedito “Le donne di ora”, completamente ricostruita da Fossati intorno alla bellissima voce di Giorgio Gaber.
“Sono le canzoni di una volta che ci illuminano, come dei piccoli miracoli e quello che fa di un musicista un grande artista è la sua natura intuitiva di anticipatore: negli anni sessanta e settanta la discografia era più illuminata ma non perché gli artisti fossero migliori!”.
Fossati non rimpiange i bei tempi né si chiude a retrospettive narcisistiche ma lascia aperta la porta ai giovani che fanno musica e che all'Università di Genova lo chiamano professore, mentre aspettano di rivederlo sul palco con la chitarra e la band.