Quando lo scorso 25 luglio saltella sui gradini del Vittoriale per salire sul palco di Tener-A-Mente 2018, Marcus Miller trova il suo pubblico, quello caldo e rumoroso che lo segue anche nella sua ultima avventura discografica: dopo “Afrodeezia”, il bassista newyorkese vincitore di due Grammy Awards è in Italia con il suo nuovo “Laid Black”, produzione Blue Note che sembra fotografare liberamente tutte le influenze moderne della musica nera: trap, hip-hop, funky.
La stessa storica casa discografica la definisce un'opera “genre-defying”, dove la morbida potenza dell'R&B si alterna a brani che parlano la lingua del southern hip-hop.
Il gran Maestro di Cerimonia è sempre lui: per due ore Marcus Miller dirige i suoi 4 talentuosi musicisti e la grande orchestra del pubblico, che tiene il tempo, canta, vuole alzarsi per ballare.
Sul palco del Vittoriale, Miller mescola l'acqua col vino e dopo il sound funky di “Untamed”, biglietto da visita dell'ultimo album, ripropone “Papa was a rollin' stone”, lasciando lo spazio che serve al virtuoso batterista Alex Bailey per farsi amare dal pubblico presente.
Dopo il funky di “Detroit”, Miller trova l'occasione di esaltare anche il sassofono del fedelissimo Alex Han e la tromba di Russel Gunn, che si faranno ricordare per il dialogo in “Amandla” (brano composto e arrangiato per Miles Davis nel 1989).
“Trip trap” fa muovere a tempo le teste dei fan e li prepara a canticchiare il refrain della già più conosciuta “Hylife” (dall'album Afrodeezia).
Prima di “Tutu”, brano dell'omonimo album che fece guadagnare il Grammy a Miles Davis nel 1987, Miller abbandona il suo Fender Jazz per imbracciare il clarinetto basso: sulle note di “Preacher's kid” commuove il racconto del padre organista nella chiesa di quartiere e morto qualche mese prima.
La manifestazione Tener-A-Mente 2018 prosegue con Anna Calvi (30 luglio) e Yann Tiersen (21 luglio).