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Garda Events

Garda Events (91)

Gli eventi dedicati all’ arte, alla cultura, al life style, all’ enogastronomia e al territorio che Radio Garda Fm, con una cronaca dettagliata dei fatti, ha scelto di seguire per Voi. La Prima Radio del Lago di Garda… è sempre in prima fila.

Continua la Stagione Opera e Balletto 2015-2016 al Teatro Filarmonico di Verona con la messa in scena del “Rigoletto”, il melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave.

L’opera, centrata sulla figura del buffone di corte Rigoletto, interpretata da Leo An, si sviluppa sulla maledizione scagliata su di lui dal Conte di Monterone, Alessio Verna, dopo essere stato deriso dal buffone.

Motore di tutto il risentimento sono le voglie libertine del Duca di Mantova, Alessandro Scotto di Luzio, che seduce la figlia del Conte di Monterone, la moglie del Conte di Ceprano e Gelda, Mihaela Marcu, figlia di Rigoletto.

È proprio questo aspetto libertino del Duca, che nell’idea del regista Arnaud Bernard si traduce in una volgare ed esplicita violenza sulle donne, a far rimanere la platea allibita. Non una velata allusione o una seduzione mentale ma una reale scena di stupro corredata da corpi denudati che va a cadere nella volgarità più che a trasmettere un’idea di realismo, forse era quello che si auspicava il regista?

L’allestimento scenografico, a cura di Alessandro Camera, fa eco alla Mantova rinascimentale riproducendo una biblioteca lignea al cui interno si alternano le varie scenografie creando in questo modo un continuum spaziale durante l’intera opera.

Molto interessante e ben sfruttata la casa-torre di Rigoletto che grazie all’aprirsi e al chiudersi delle sue parti e alla rotazione su se stessa, riesce a moltiplicare lo spazio architettonico. L’ultimo atto, ambientato lungo un porticciolo e contrassegnato dall’imbarcazione che funge da abitazione di Sparafucile e Maddalena, è completamente immerso nella nebbia tanto che a tratti era quasi impossibile intravvedere gli artisti.

Molto classici e senza nessun dettaglio degno di nota i costumi che con i loro colori scuri si confondono con il resto della scena se non unica eccezione per il candido vestito di Gilda, che la fa brillare e innalzare quasi ad un angelo.

Inutili, o forse solo poco approfonditi, alcuni aspetti teatrali introdotti nell'arco della rappresentazione come l’analisi corporea medico-scientifica iniziale sulla gobba di Rigoletto da parte del Duca, o ancora l’entrata in scena di un muscoloso uomo di colore quasi nudo ed infine la caduta dal cielo di tutti quei fogli al momento della morte di Gilda.

Per quanto riguarda le interpretazioni è da segnalare quella di Gilda da parte di Mihaela Marcu che ha saputo tenere testa ai virtuosismi che l’opera verdiana impone.

DIRETTORE D’ORCHESTRA Fabrizio Maria Carminati

REGIA Arnaud Bernard

SCENE Alessandro Camera

ALLESTIMENTO Fondazione Arena di Verona

ORCHESTRA, CORO, CORPO DI BALLO E TECNICI Arena di Verona

 

CAST

IL DUCA DI MANTOVA

Alessandro Scotto Di Luzio (13 e 17 marzo)

Raffaele Abete (15 e 20 marzo)

RIGOLETTO

Leo An (13 e 17 marzo)

Federico Longhi (15 e 20 marzo)

GILDA

Mihaela Marcu

SPARAFUCILE

Gianluca Breda

MADDALENA

Clarissa Leonardi

GIOVANNA

Alice Marini

IL CONTE DI MONTERONE

Alessio Verna

MARULLO

Tommaso Barea

MATTEO BORSA

Antonello Ceron

IL CONTE DI CEPRANO

Romano Dal Zovo

LA CONTESSA DI CEPRANO/UN PAGGIO DELLA DUCHESSA

Francesca Micarelli (13 marzo)

Francesca Martini

UN USCERE DI CORTE

Dario Giorgelè

 

Lo spettacolo replicagiovedì 17 marzo ore 20.30, domenica 20 marzo ore 15.30.

Il 5° appuntamento della rassegna Jazz&More evento ideato dall'omonima Associazione e il Circolo Jazz Verona, in collaborazione con il Due Torri Hotel di Verona, ha ospitato una guest star come il Roberto Cipelli Trio: con Roberto Cipelli al piano, Attilio Zanchi al basso e Tommaso Bradascio alla batteria.

Il repertorio scelto per l'occasione ha visto l'esecuzione di brani come"Softly, as in a Morning Sunrise" musiche originali di Sigmund Romberg e Oscar Hammerstein (1928), "A bit nervous" di Misha Mengelberg (1994),"Danny Boy" (Londonderry Air) nella versione arrangiata da Bill Evans, una cover di successo della musica italiana come "Parlami d'amore Mariù" e i brani dello stesso Roberto Cipelli: "Per non sprecare" e "Kosmopolites".

Il concerto si è svolto in modo fluido; melodie vellutate dal sapore retrò, in pieno accordo con lo stile del luogo, hanno riempito la sala. Il trio ha giocato con le note in un convivio musicale intimista come sottolineato anche dallo stesso Cipelli.

L'esperienza della formazione è riuscita a creare l'atmosfera adatta per la serata, portando il pubblico all'ascolto di standard del jazz senza tempo. 

Jazz&More è una bella iniziativa, perchè nasce dalla passione e ha come obiettivo, oltre che la promozione di giovani talenti e alla partecipazione di nomi storici del jazz, anche quello di avvicinare un pubblico sempre più vasto a questo genere.

In chiusura di serata Silvano Dalla Valentina ideatore con Fabrizio Gaudino della rassegna, ha ricordato anche l'aspetto sociale della manifestazione con i complementi d'arredo dell'associazione Azzalea Home.

Un invito agli appassionati e non ad assistere ai prossimi eventi in cartellone della rassegna:

venerdì 25 marzo - Fabio Giachino Piano Solo

venerdì 8 aprile - Michela Marinello 6tet

venerdì 22 aprile - Max Gallo 4tet Feat G. Cazzola

venerdì 6 maggio - Plus 4tet feat M. Negri

venerdì 20 maggio - Michael Losch Trio

venerdì 9 giugno - Beppe Castellani 4tet

Info aggiornamenti e prenotazioni: 335 6317228 | This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. | www.jazzandmoreverona.com 

 

 

Al Teatro Camploy è andata in scena l’attesissima prima di “Sic transit gloria mundi” interpretato da Chiara Mascalzoni con la regia di Alberto Rizzi, autore del testo stesso.

Lo spettacolo, nato da due anni di lavoro tra ricerche e scrittura del testo, affronta un argomento delicato quale la storia del femminismo dal punto di vista del maschilismo che in occidente si fonde con la storia della Chiesa.

Nasce così il mito della prima papessa raccontato attraverso un monologo fanta-storiografico che immagina come in un futuro possibile, benché poco probabile, sul "Soglio di Pietro" salga una donna.

Una riflessione sul ruolo della figura femminile nella società attraverso gli occhi della Chiesa per parlare, senza mai incombere in accuse ma semplicemente descrivendo, dell’esclusione delle donne dal sacerdozio e per analizzare le ragioni storiche, teologiche e religiose della sudditanza all'uomo anche nel cattolicesimo laico.

Tre sono i pilastri dello spettacolo: il ruolo della donna nel passato della chiesa, la biografia inventata della prima papessa e infine una storia alternativa e possibile della chiesa attraverso le donne. Ma davvero è tanto bizzarro, intende suggerire il monologo, immaginarsi una donna papa?

Un monologo che si è rivelato essere per nulla piatto né statico, bensì ricco di variazioni toniche e movimento attraverso tutta la scena, grazie alla splendida interpretazione di Chiara Mascalzoni, prima attrice di Ippogrifo Produzioni dal 2009.

Molte erano le preoccupazioni del regista, Alberto Rizzi, riguardo le reazioni del pubblico. Parlare in maniera così specifica, in alcuni passaggi addirittura tecnica, di religione e fede poteva creare reazioni avverse nel pubblico, ma la vena umoristica che ha caratterizzato l’interpretazione dell’intero monologo ha reso possibile le risate oltre che la riflessione.

 

Interprete Chiara Mascalzoni

Regia e testo Alberto Rizzi

Ippogrifo Produzioni

 

Su proposta dell’Associazione disMappa e con la collaborazione del Comune di Verona, il Teatro Camploy promuovere le proprie attività artistiche e culturali rendendo più semplice la partecipazione del pubblico con disabilità. 

L’altro Teatro ha colpito nel segno un’altra volta proponendo all'interno della sua rassegna teatrale il concerto spettacolo di Ermanna MontanariLus”.

Dal poemetto in lingua romagnola di Nevio Spadoni, scritto appositamente per Ermanna Montanari, prende forma il personaggio di Bêlda, una veggente guaritrice delle campagne romagnole di inizio Novecento. La donna, vittima dell’ipocrisia del paese, attraverso un monologo che a tratti prende la forma di una maledizione, racconta la sua storia ed il peso che porta dentro se stessa.

Orfana di madre alla giovane età di tre anni, il padre mai conosciuto, cresce in casa del fratello maggiore e della moglie che le insegna l’arte medicinale delle erbe e “i loro amori”, diventando così con gli anni la strega di paese a cui tutti si rivolgono sia per i mali del corpo che per quelli dell’anima.

Il fattore scatenante della sua invettiva, contro quegli stessi uomini che ogni giorno la cercano ma che poi la confinano ai limiti della società, è l’atto dissacratorio di un “pretaccio” colpevole di aver disseppellito la madre di lei. In preda dall'ira Bêlda gli scaglia contro un maleficio di morte.

Viene così in superficie il male interiore di Bêlda, quello che ogni giorno allevia al popolo ipocrita e traditore lei lo accumula dentro di se. Il monologo si rivela essere così una ricerca disperata di luce, di uno spiraglio di bene, quella stessa luce che lei dona agli altri ma che lei non riesce a vedere.

Il testo-preghiera-maledizione di Spadoni si sposa con l’architettura sonora originale realizzata da Luigi Ceccarelli e Daniele Roccato. Un matrimonio ben riuscito tra tradizione, il contrabbasso di Roccato, e contemporaneità con l’elaborazione elettronica in tempo reale di Ceccarelli.

I suoni così scomposti e ricomposti per poi essere amplificati, generano una stratificazione timbrica che in commistione con la voce di Ermanna, che a tratti sembra rievocare una lingua antica, quasi primordiale, portano lo spettatore in un’altra dimensione, nel modo di Bêlda.

Testo Nevio Spadoni

Musica Luigi Ceccarelli, Daniele Roccato

Voce Ermanna Montanari

Regia Marco Martinelli

Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione in collaborazione con Teatro delle Albe/Ravenna Teatro

Avete mai pensato a come nasce un film? Quante prove, cambiamenti di regia e soprattutto capire se una determinata scena può piacere allo spettatore oppure no.

  

Con il cinema non c’è subito riscontro, bisogna aspettare che il film esca nelle sale e vedere quanto fattura al botteghino, ma in questo caso il regista e attore Sergio Rubini ha pensato diversamente: aprire le porte delle prove al pubblico.

 

“Provando… dobbiamo parlare” non è altro che le prove del film “Dobbiamo parlare”, uscito nelle sale cinematografiche a novembre 2015, ma dato il successo ottenuto in teatro gli attori ed il regista lo hanno voluto portare in tour.

 

Tutto si svolge nell'attico, rigorosamente in affitto, nel centro di Roma di Vanni, interpretato da Sergio Rubini, scrittore cinquantenne affermato e vincitore di un Premio Strega, e della sua compagna e collaboratrice LindaIsabella Ragonese, di vent'anni più giovane. Forti del loro amore, al matrimonio hanno preferito la convivenza e anziché fare figli hanno scritto dei libri insieme.

 

I loro migliori amici, invece, Costanza e Alfredo detto il Prof, interpretati da Maria Pia Calzone e Fabrizio Bentivoglio, sono sposati, benestanti, e sono l’apoteosi di tutti i vizi borghesi: ostentazione di ricchezze, rapporti utilitaristici, patrimoni da spartire, avvocati, minacce, amanti, menzogne.

 

Una sera Costanza, venuta a conoscenza che Alfredo ha un’amante, irrompe senza preavviso nella casa di Vanni e Linda. In fin dei conti è proprio nel momento del bisogno che servono gli amici, ed ecco che la sera si fa notte e la notte giorno.

 

I problemi di coppia tra Costanza e Alfredo fanno venire a galla i problemi dell’altra coppia e così il salotto, punto nevralgico di tutta la commedia, si trasforma in un campo di battaglia tra bottiglie frantumate e mozziconi di sigarette, urla e pianti.

 

Al sorgere del sole sarà una sorpresa vedere quale delle due coppie ha retto lo scontro.

 

Non c’è nulla da dire sull’interpretazione impeccabile degli attori e sull’attenzione ai dettagli della regia di Sergio Rubini e della collaboratrice Gisella Gobbi che occasionalmente vediamo irrompere in scena, siamo pur sempre in un contesto di “prova”, per esprimere dubbi o cambiamenti.

 

Scritto da Carla Cavalluzzi, Diego De Silva, Sergio Rubini

Con

Fabrizio Bentivoglio

Maria Pia Calzone

Isabella Ragonese

Sergio Rubini

Regia Sergio Rubini

Scene Luca Gobbi

Luci Luca Barbati

Regista collaboratore Gisella Gobbi

Produzione Nuovo Teatro

In collaborazione con PALOMAR Television &Film Production

Repliche:

giovedì 25 febbraio ore 20.45

venerdì 26 febbraio ore 20.45

sabato 27 febbraio ore 20.45

domenica 28 febbraio ore 16.00

Il palco del Teatro Ristori ha ospitato per la rassegna Verona Jazz Winter 2016 due brillanti talenti del jazz italiano: Enrico Zanisi trio con Enrico Zanisi al piano, Joe Rehmer al contrabbasso e Alessandro Paternesi alla batteria ed al sax Mattia Cigalini.


Il feeling tangibile dei due jazzisti, ha da subito introdotto il pubblico nel mondo del jazz contemporaneo, dimostrando il connubio musicale dei due interpreti. Forse uno stile jazz non immediatamente comprensibile all'orecchio dei meno avezzi, ma la complicità dei musicisti sul palco ha reso possibile anche questo.

Quando la musica è espressione di un'idea, tutto sembra più facile e la bravura dei musicisti è stata quella di proporre un repertorio, sicuramente non per tutti, ma riconoscibile e spunto all'ascolto di un jazz contemporaneo e in evoluzione, ma con un certo gusto classico.

La collaborazione fra Enrico Zanisi e Mattia Cigalini ha visto il suo concretizzarsi con la pubblicazione nel 2015 dell'album "Right now" per la CAM Jazz.

Altro successo dell'organizzazione  del Teatro Ristori e del suo direttore Angelo Curtolo, sempre attento alle nuovi talenti del jazz.

Tuesday, 16 February 2016 11:46

THE BEST OF BROADWAY IN SCENA AL TEATRO RISTORI

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Nella serata di giovedì 11 febbraio, per la rassegna Verona Jazz Winter 2016, sul palco del Teatro Ristori di Verona, è andata in scena un estratto della ricca produzione musicale della favolosa Broadway.

Interpreti dell’originale kermesse, la soprano Madelyn Renée e il baritono Stephonne Smith accompagnati da un quartetto di d'eccezione: Enrico Pesce al pianoforte, Cristiano Tibaldi al sax, clarinetto e tromba, Enrico Ciampini al contrabbasso e Alberto Parone alla batteria.

"My Favorite Things" il brano di Richard Rodgers da “The sound of Music”, in Italia più conosciuto come “Le cose che piacciono a me” ,nella versione cinematografica cantata/doppiata da Tina Centi di “Tutti insieme appassionatamente”, è stato scelto dal duo vocale per l’apertura della serata. 

Una Renée più rilassata ha dato vita subito al brano, mentre Smith ha impiegato un po’di più ad entrare nel clima della serata. Interessante e apprezzato l’incipit letto ad ogni inizio pezzo dalla soprano, con un riassunto le vicende legate ai brani interpretati.   

Il secondo e il terzo brano sono stati dedicati a Jerome Kern, "Ol’ Man River", cantato dal solo Smith e "Can’t Help Lovin’ Dat Man", da Renée entrambi tratti da “Showboat”. La voce profonda del baritono e la musica hanno subito riportato l’immaginario alla navigazione sul fiume Mississippi della showboat Cotton Blossom, realmente esistita, da cui è poi stata tratta la vicenda narrata appunto nel musical omonimo. 

"Oh What a Beautiful Mornin’" e "People Will Say We’re in Love" di Richard Rodgers, brani tratti da “Oklahoma!”, hanno trasportato il pubblico in un viaggio ideale nelle praterie americane con il classico triangolo amoroso del “buon”, “del cattivo” e della “ragazza al buono”. A seguire "So in love" di Cole Porter, brano tratto dalla spumeggiante commedia musicale “Kiss Me, Kate”.

La prima parte dello spettacolo è stata chiusa con "Anything You Can Do" di Irving Berlin da “Annie Get Your Gun”. Piacevole e riuscita interpretazione della coppia che ha giocato sulla recitazione dei rispettivi ruoli, creando un’atmosfera divertente, strappando sorrisi per un duello tutto a suon di note.

Poi a seguire "Some Enchanted Evening" e "A Cocheyed Optimist" di Richard Rodgers, tratti da “South Pacific”, un musical basato su una storia di pregiudizi più attuale che mai, e "I Could Have Danced All Night" di Frederick Loewe, tratto da “My Fair Lady”.

Un omaggio anche a Billy Strayhorn, spalla di Duke Ellington, con "Take the train", tratto da “Sophisticated Ladies”, "If I Loved You" di Richard Rodgers, da “Carousel” e la bellissima "Tonight" di Leonard Bernstein da “West Side Story”, hanno chiuso questa serata che ha fatto respirare un po’ di aria di Broadway al pubblico presente.

Una bella iniziativa, che conferma l’impegno dell’organizzazione del Teatro Ristori a proporre una ventata di originalità tra il jazz e la lirica.

Il 30 gennaio 2016 al Teatro Ristori di Verona ha preso il via la stagione invernale del celebre Verona Jazz, che durante il periodo estivo accoglie, nei meravigliosi palcoscenici all'aperto di Verona, le grandi star del jazz mondiale.

Il cartellone di Verona Jazz Winter Festival, nato da una collaborazione tra Fondazione Cariverona - Teatro Ristori e il Comune di Verona, ha visto una entree d'eccezione con il pianista Vijay Iyer definito nel 2010, da Franco Fayenz sul Sole-24Ore, "il miglior pianista jazz non ancora quarantenne".

Il concerto solo piano, forse non ha saputo creare a pieno quella commistione di sensazioni e percezioni che il pubblico del teatro ristori si sarebbe aspettato. L'esecuzione da manuale ha strappato applausi, senza trasmettere però quell'impeto che la musica jazz sa dare.

Le emozioni rarefatte, quasi che l'esecuzione fosse destinata a pochi tecnicisti e non invece veicolata ad un pubblico attento alla musica e al genere.

Nella corposa attività concertistica di Vijay Iyer il solo piano ha visto l'incisione di un unico disco, pubblicato nel 2010 dalla ACT, e dal titolo "Solo".

Vijay Iyer ha eseguito brani di cui è autore e alcuni dei suoi "ideali maestri" come Thelonius Monk, Duke Ellington,Andrew Hill, Randy Weston.

Sette sono le note infiniti i modi per utilizzarle, forse al pianoforte di Vijay Iyer manca ancora l’ottava nota?

Come sempre ineccepibile l’organizzazione del Teatro Ristori

Scaletta

-WORK (Thelonious Monk)

-LIBRA (Vijay Iyer)

-SPELLBOUND & SACROSANT…(Vijay Iyer)

-SIETE OCHO (Andrew Hill)

-GOLDEN SUNSET (Andrew Hill)

-SMOKESTACK (Andrew Hill)

-ACCUMULATED GESTURES (Vijay Iyer)

-SUITE FOR TRAYVON (I) SLIMM (Vijay Iyer)

-SUITE FOR TRAYVON (II) FALLACIES (Vijay Iyer)

-SUITE FOR TRAYVON (III) ADAGIO (Vijay Iyer)

-ONE FOR BLOUNT (Vijay Iyer)

-REMEMBRANCE (Vijay Iyer)

 

 

 

 

 

Domenica pomeriggio la Fondazione Arena in collaborazione con Opera Futura e i Solisti dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano, hanno presentato un eccezionale allestimento per La Cenerentola, il melodramma giocoso in due atti di Gioachino Rossini.

La regia e le luci, che portano la firma di Paolo Panizza, le scene di Franco Armieri e i costumi di Valerio Maggioni hanno saputo ricreare un’atmosfera fiabesca, quasi onirica in sospeso tra Marie Antoinette e il Surrealismo.

 

Infatti questo allestimento, nato per il Pafos Aphrodite Festival 2015, cerca di riproporre la favola immortale nella sua versione più pura e fiabesca. “Mi sono lasciato andare più all’aspetto favolistico e alle mille geniali e divertenti sfumature della musica rossiniana che non alla satira sociale o al buonismo religioso – spiega il regista Paolo Panizza – con l’intento di regalare due ore davvero spensierate e divertenti. Lasciamo la parola alla musica e al canto per sognare e togliamola a chi la usa per seminare odio e discriminazione. Se l’Uomo è stato in grado di scrivere capolavori come questo, veri e propri inni alla gioia e alla vita, non dobbiamo perdere la speranza, ma ritrovare e coltivare quell’Uomo fatto di Arte, Musica e Cultura”.

 

Infatti sono state realmente due ore di puro divertimento anche grazie alle sorprendenti interpretazioni del cast che vede tra i protagonisti i solisti dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano diretti dal Maestro Sebastiano Rolli.

Aya Wakizono nel ruolo di Angelina-Cenerentola che ha saputo trasmettere la purezza che caratterizzano questo personaggio; nel ruolo di Don Ramiro il principe, per la Prima si è esibito Pietro Adaini, mentre il 2 febbraio sarà in scena Giovanni Sebastiano Sala.

 

Nel ruolo di Dandini, il servo che si traveste da principe, si può godere della brillante interpretazione di Modestas Sedlevičius mentre ad interpretare Don Magnifico il patrigno, una delle figure più comiche di questo melodramma, è Giovanni Romeo con Cecilia Lee eChiara Tirotta vestono i panni delle sorellastre Clorinda e Tisbe, queste caratterizzate da un forte senso della comicità.

 

Infine Simon Lim interpreta Alidoro, il maestro del principe nonché colui che sostituisce la figura della fata, una sorta di angelo dalla grande profondità morale.

 

Apprezzabile il lavoro svolto dal coreografo Lino Villa e dal corpo di ballo dell’Arena di Verona che hanno saputo rendere dinamiche alcune scene che altrimenti sarebbero risultate statiche,

Un allestimento che vale la pena di vedere per l’abilità registica che ha saputo esprimere Paolo Panizza, che riesce a far sognare anche chi non è più un bambino.

 

 

Dramma giocoso in due atti di Gioachino Rossini

Libretto di Jacopo Ferretti

        Direttore d’orchestra Sebastiano Rolli

        Regia e luci Paolo Panizza

        Scene Franco Armieri

        Costumi Valerio Maggioni

        Coreografia Lino Villa

        Maestro del Coro Vito Lombardi

        Direttore del Corpo di Ballo Renato Zanella

        Direttore allestimenti scenici Giuseppe De Filippi Venezia

        Allestimento della Fondazione Arena di Verona in collaborazione con Opera Futura

        ORCHESTRA, CORO, CORPO DI BALLO E TECNICI DELL’ARENA DI VERONA

         

        * Solisti dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano

        DON RAMIRO, PRINCIPE DI SALERNO Pietro Adaini (31/1 - 4, 7/2)Giovanni Sebastiano Sala (2/2)*

        DANDINI, SUO CAMERIERE Modestas Sedlevicius*

        DON MAGNIFICO, BARONE DI MONTE FIASCONE Giovanni Romeo*

        CLORINDA Cecilia Lee*

        TISBE Chiara Tirotta*

        ANGELINA, CENERENTOLA Aya Wakizono*

        ALIDORO, FILOSOFO, MAESTRO DI DON RAMIRO Simon Lim

         

Repliche: martedì 2 febbraio ore 19.00, giovedì 4 febbraio ore 20.30 e domenica 7 febbraio ore 15.30.

Grande affluenza per la prima conferenza del ciclo “Agsm incontra” che ha ospitato l’economista e politologo Edward Luttwak,esperto di politica internazionale e consulente strategico del Governo americano, chiamato a discutere sul tema “Economia e conflitto” le politiche economiche europee ed italiane in prospettiva internazionale, l’ISIS e il problematico rapporto tra Islam ed Occidente.

L’incontro, moderato dal direttore di Telenuovo Mario Zwirner, è stato introdotto dalla presentazione di Giuseppe Stoppato, presidente di Agsm Energia, e Giampietro Cigolini, direttore generale del gruppo Agsm, i quali hanno rappresentato l’impegno dell’azienda non solo nella distribuzione di energia, ma anche nella diffusione di cultura e informazione nella città.

A questo scopo l’approfondimento di Luttwak, il quale ha esposto con chiarezza di pensiero e di linguaggio i problemi principali che riguardano l’economia dei paesi Occidentali, sempre più “globale” e per questo sempre più articolata e complessa nelle dinamiche che la muovono.

La riflessione di Luttwak parte dalla constatazione di una grave battuta d’arresto nell’economia dei paesi membri dell’Unione Europea, osservando come ciò non coinvolga quei paesi geograficamente europei ma con una propria indipendenza economica e monetaria, come ad esempio l’Inghilterra. Luttwak attribuisce la responsabilità di questo “blocco” produttivo alla cavillosa e dispersiva organizzazione centrale governativa dell’Europa, la quale impone leggi e restrizioni che soffocano l’iniziativa dei singoli Stati e ne impediscono la crescita.

L’eccessiva “burocratizzazione” economica demanda quindi ogni decisione a Bruxelles, sede della UE, troppo lontana dalle realtà locali, con l’effetto di “ingabbiare” lo spirito capitalista dei paesi Occidentali, annichilito da una “stagnazione secolare”, ossia un esaurimento di idee e creatività conseguente al lungo periodo di pace ed equilibrio tra i paesi sviluppati.

Luttwak affronta poi la questione terrorismo, ritenuta particolarmente importante alla luce degli ultimi eventi in Francia, Turchia ed Egitto ma, secondo il politologo, sopravvalutata a causa dell’amplificazione mediatica. La vera ripercussione degli attentati non si vede dal numero di vittime causate, ma dal crollo delle presenze turistiche nelle città o negli stati colpiti, che perdono una fondamentale fonte di ricchezza e sostentamento. 

Allo stesso modo l’attenzione andrebbe focalizzata non sui piccoli gruppi terroristici che attirano i mass media, ma sulla penetrazione in territori occidentali di rappresentanti della cultura islamica moderata, in grado di spostare e dirigere le opinioni degli immigrati di religione musulmana, senza dimenticare che una grande percentuale di essi sono veri e propri “profughi” dallo Stato Islamico e dall’Islam stesso e non musulmani alla ricerca di legittimizzazione.

Secondo Luttwak, sebbene la politica migratoria italiana sia poco controllata e confusionaria, nel bilancio generale l’Italia sembra essersi ben difesa e abbia saputo meglio di altri gestire l’emergenza terroristica grazie all’esperienza maturata negli anni di piombo con le Brigate Rosse, a differenza della Francia che non ha ancora saputo sviluppare un modus operandi efficace non solo nell’individuazione e nella schedazione, ma anche nell’immediato arresto e processo dei terroristi.

 

Numerosi gli argomenti toccati e le curiosità espresse dal pubblico nel dibattito finale, in una conferenza che ha avuto il pregio di convocare un ospite illustre ed approfondire temi d’attualità molto vasti e controversi in modo chiaro e mirato, lasciando all’auditorio molti spunti di riflessione su ciò che sta accadendo in Italia e nel mondo, sulle strategie politiche ed economiche vincenti, sui conflitti tra culture e religioni diverse.

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