All’interno delle Giornate Buzzatiane veronesi, dal 16 al 25 marzo, è andato in scena debuttando a livello nazionale, la prima rappresentazione teatrale de “Il deserto dei Tartari” al Teatro Nuovo di Verona, tratto dall’omonimo romanzo di Dino Buzzati, quello che segnò la sua consacrazione tra i grandi scrittori del Novecento italiano.
Un romanzo tuttavia molto difficile da mettere in scena a causa della scarsità di dialoghi e alla presenza, al contrario, di una forte componente riflessiva e descrittiva, ma che grazie all’adattamento teatrale e alla regia di Paolo Valerio, ha riscosso un enorme successo sia dal pubblico che dalla critica.
Lo scrittore bellunese in un’intervista affermò che lo spunto per il romanzo, il cui tema portante è quello della fuga dal tempo, era nato “dalla monotona routine redazionale notturna che faceva a quei tempi. Molto spesso avevo l’idea che quel tran tran dovesse andare avanti senza termine e che mi avrebbe consumato così inutilmente la vita.
È un sentimento comune, io penso, alla maggioranza degli uomini, soprattutto se incasellati nell’esistenza ad orario delle città. La trasposizione di questa idea in un mondo militare fantastico è stata per me quasi istintiva.”
La scenografia, completamente aperta dove nulla viene nascosto allo spettatore, è composta da una struttura che funge da fortezza mentre per i fondali sono stati proiettati i dipinti stessi di Buzzati. Non molto spesso infatti Dino Buzzati viene ricordato per questa terza anima da pittore, che in ordine temporale viene ancora prima di quella di scrittore e giornalista.
Ciò che differenzia questa rappresentazione de “Il deserto dei Tartari” rispetto a qualsiasi altra rappresentazione teatrale o cinematografica, è la scelta consapevole di portare in scena l’ultimo capitolo. Grazie infatti alla collaborazione con Lucia Bellaspiga, scrittrice del saggio “Il deserto dei Tartari, un romanzo a lieto fine. Una rilettura del capolavoro di Dino Buzzati”, è stato possibile dare un taglio diverso a ciò per cui comunemente è ricordato questo romanzo ossia la disperazione, il pessimismo e l’angoscia.
Il sorriso che ha il protagonista Giovanni Drogo alla fine del libro, finalmente anche in una sua rappresentazione, diventa essere così la chiave di lettura dell’intera opera.
La vera attesa non erano tanto i “Tartari”e la promessa di una guerra ma la morte, l’oltrepassare la “grande soglia”, il “portale nero” per lasciare spazio ad una “inesprimibile gioia”, alla fine il vero vincitore è proprio Giovanni Drogo.
Chiunque legga questo romanzo rimane intrappolato dalla scrittura avvolgente di Buzzati tanto da diventare egli stesso il protagonista. È proprio per questo che Paolo Valerio ha deciso di far interpretate a tutti gli attori il ruolo del protagonista, ognuno in una fase diversa della sua vita.
Questo scorrere del tempo che scivola addosso a Giovanni Drogo è stato realizzato attraverso l’investitura di un mantello: nel momento in cui l’attore indossava uno dei sette mantelli, che simboleggiano le sette fasi della vita del protagonista, egli diventava Drogo. Interessante notare l’attenta analisi intertestuale svolta a monte di questa rappresentazione e il continuo echeggiare di altri romanzi sempre scritti da Dino Buzzati come “I sette messaggeri” o“Il mantello”.
Per la realizzazione di questo spettacolo molto si è dovuto ridurre del testo originale ma non si è voluto modificare nessuna parola scritta dall’autore. Per dare importanza e spessore alla parola di Dino Buzzati il regista ha voluto inoltre che alcuni momenti narrativi, oltre che ad essere recitati, venissero proiettati sul fondale. Una scelta che ha voluto difendere anche a fronte di critiche per dare, a suo parere, un valore aggiunto alla parola e per omaggiare in qualche modo l’anima polivalente di Buzzati scrittore e pittore.
Una messa in scena coraggiosa e accattivante, con tutto “Buzzati” al suo interno, uno spettacolo che dona emozioni e che lascia alla fine una sensazione d’inquietudine, come era lo stesso Buzzati.
Attori (in ordine alfabetico)
Alessandro Dinuzzi
Simone Faloppa
Emanuele Fortunati
Aldo Gentileschi (fisarmonica)
Marina La Placa (theremin)
Marco Morelli
Roberto Petruzzelli
Stefano Scandaletti
Paolo Valerio
Adattamento teatrale e regia Paolo Valerio
Movimenti di scena Monica Codena
Scene Antonio Panzuto
Video Raffaella Rivi
Costumi Chiara Defant
Musiche originali Antonio Di Pofi
Luci Enrico Berardi
Immagini e proiezioni tratte dai quadri di Dino Buzzati
Dedicato ad Almerina Buzzati